In genere quando rimango sveglio fino a tardi come adesso a sfogliare qualche libro, che sia di studio, o che sia altro, qualcosa mi porta sempre a viaggiare col pensiero, a posare per un attimo il libro in questione sulle gambe, a volare fino ad “atterrare” in un posto già visto, in mezzo a qualche mio ricordo.
Tuffo la testa sul cuscino.
Mi guardo intorno e capisco che è come se mi stessi per intrufolare nel passato ad osservarmi, ad osservare una ragazza incuriosita da qualcosa con la sua macchinetta fotografica sempre al collo.
Circondato da un esplosione di colori mi accorgo di essere arrivato a Burano, magari tramite uno di quei graziosi vaporetti che partono da Venezia sui quali godersi il tragitto.
La prima cosa che ho pensato arrivandovi è stata: “Sembrano le casette di un villaggio nei racconti per bambini!“. Davanti a me un prato verde con in mezzo una scultura, e altri turisti che si affrettano a scendere dai mezzi e si addentrano per queste vie splendide e tutte da assaporare.
Proseguo, a passo svelto; Il passo dell’entusiasmo.
Non sono da solo, c’è qualcuno con me, al mio fianco, come dev’essere.
Perché i posti, quelli così speciali, assaporati in due hanno tutto un altro sapore, sicuramente.
Le abitazioni colorate si riflettono nelle acque dei canali, e creano un’atmosfera assolutamente suggestiva.
Si narra che ogni colore rappresenti una famiglia del posto.
Ma altre leggende dicono che i colori fossero una vera e propria bussola per i pescatori durante il rientro verso la propria casa nelle giornate di nebbia e foschia.
Di Burano mi colpisce l’assoluta pace, nonostante sia piccola trovo comunque un angolino solitario e magico in cui soffermarmi, per fare scatti o semplicemente per sedermi su alcuni scalini a parlare, illuminata dai colori.
Non può che trasmettere serenità, rigenerare, mettere allegria. Cammino soddisfatta e ammiro alle porte di queste casette anziani che parlano tra loro, che sistemano il proprio mezzo, che si preparano per la pesca, o che semplicemente fanno piacevolmente una partita a carte.
Mi è sempre piaciuto osservare le persone.
Un altro dettaglio rapisce la mia attenzione, i panni stesi fuori dalle abitazioni sembrano quasi abbinati ai colori delle case e posizionati per essere esposti, con orgoglio.
E questo vale anche per i vasi con i fiori colorati: Sembra quasi una gara a chi rende più pittoresca e fotogenica la facciata della propria casetta.
O forse è la passione degli abitanti, che affezionati al loro posto un po’ magico, si impegnano a renderlo ancor più suggestivo, ancora più caratteristico, ricercano la bellezza, mirando alla perfezione dei colori che spiccano sulle pareti.
Si, forse è questo il motivo.
Incuriosito da tutto ciò tiro fuori dalla mia tasca l’iphone, digito alcune parole sul motore di ricerca e leggo che il comune di Burano ha a disposizione una lista di colori disponibili per dare personalità e positività alla propria casetta.
E’ un posto che mette proprio la voglia di passeggiarvici, ed io la mia la richiederei sicuramente blu; Il colore che più rappresenta ciò che mi piace.
Mentre cammino, o meglio mentre scatto come al solito con la testa per aria dando l’impulso alle gambe di camminare senza nemmeno guardare la strada, mi ritrovo accanto una casetta blu con su scritto il mio cognome.
Se non è un richiamo questo.. Inutile dire che tempo zero clicco il pulsante di accensione della mia cara Canon sentendo una voce dietro di me che dice “Ali ma fotografi proprio tutto!“.
Comunque questa piccola isola riserva davvero sorprese, uno dei posti in cui consiglierei di fare un salto almeno una volta, veramente.
Il suo campanile storto, i canali in cui i colori delle case vi esplodono, l’atmosfera “buona”, tutto: Si perché, almeno quando l’ho vista io, vi ho trovato molti abitanti anziani a camminare per le vie, e gli anziani sanno di “buono”, e di quiete.
Ma non è finita qua: lungo le vie si trovano una serie di negozietti, con souvenir e prodotti tipici ma soprattutto con le loro famose lavorazioni di merletto.
Agli angoli delle case infatti, e dalle porte dei negozi, spuntano donne anziane sedute sulle loro sedie e impegnate a lavorare a mano, a ricamare i loro merletti, mostrandosi ai passanti con un sorriso.
Sembra di fare un balzo temporale, di andare ancora un po’ indietro nel tempo.
Molti si soffermano di fronte a loro, rimanendo gradevolmente affascinati dalla destrezza con cui le loro mani maneggiano pizzi, ago e filo.
Non è molto chiaro come sia iniziata la lavorazione e la tradizione poi specifica di Burano dei merletti.
Leggo che molte leggende hanno cercato ancora con “poesia” di tappare il buco di questa incognita.
Si legge che la lavorazione potrebbe essere collegata ai marinai e alla loro abilità nella riparazione delle reti.
Ma a me piace più un’altra versione, che accoglie il mio spirito a volte romantico: Una storia narra di un giovane e innamorato pescatore, che si trovava a largo nella propria barca e che veniva improvvisamente circondato dal canto soave delle sirene con l’intento di attirarlo dolcemente; L’attrazione era forte ma non abbastanza poiché il pensiero era rivolto alla propria innamorata.
Le sirene, accorgendosi della forza dell’amore così rara dimostrata dal ragazzo gli donarono una trina, un delicato, fragile e prezioso ricamo che egli a sua volta donò all’amata il giorno del loro matrimonio.
La giovane, in seguito, così narra la leggenda, riuscì a riprodurlo creando un vero e proprio capolavoro e dunque l’arte del merletto che si diffuse poi nella sua cara isola.